Jean-Charles de Castelbajac è una figura di spicco nel mondo della moda e dell’arte il cui stile inconfondibile si basa su quattro pilastri: arte, poesia, creatività e giovinezza.
Proclamato “Re del kitsch” durante la settimana della moda parigina del 2010 per la sua collezione Raika (oggi valutata più di 20 milioni di euro! ndr), i suoi abiti sono veri e propri capolavori, indossati da star internazionali (Madonna, Beyoncé, Katy Perry, Lady Gaga …) e persino dal Papa Giovanni Paolo II (ebbene sì, nel 1997, JCC ha creato una collezione di abiti liturgica per la Giornata Mondiale della Gioventù a Parigi, NdA). JCC ha anche collaborato con molti artisti e amici (Andy Warhol, Robert Mapplethorpe, Keith Haring, Ettore Sottsass, Oliviero Toscani …)
Nato a Casablanca (Marocco) nel 1949 da una famiglia benestante (lo si può dedurre dal suo cognome di origine nobile ‘de Castelbajac”, ndr), poco si sa in realtà della vita privata di Jean Charles. Quel che è certo è che il 1967 è stato per lui un anno di svolta: all’epoca JCC incontra l’artista e scrittore dadaista Raul Hausmann (1886 – 1971) – che lo introduce al mondo dell’arte – e l’anno successivo (il mitico 1968, un anno di grandi rivoluzioni, ndr) crea la sua prima collezione di moda: la sua prima giacca, ricavata da una coperta, fa sensazione!
Da allora la fama di Castelbajac non ha fatto che crescere: nel 1977 JCC apre la sua prima boutique a Tokyo e negli anni ‘80 crea alcune collezioni iconiche legate al mondo dell’arte: abiti-quadro dipinti da celebri artisti come Robert Combas, Loulou Picasso e abiti-graffiti ispirati alle opere di Basquiat. La sua moda ha spopolato negli anni ‘90 e 2000 e JCC ha realizzato collaborazioni originali e divertenti con numerosi marchi come Le Coq Sportif, Vilebrequin, L’Occitane, Iceberg, Rossignol, Petit Bateau e altri ancora. Le creazioni di JCC sono inoltre state esposte in grandi musei come il Palais Galliera – museo della moda di Parigi e il Victoria & Albert museum a Londra.
Nell’ottobre del 2018, Jean-Charles de Castelbajac è stato nominato direttore artistico di United Colors of Benetton per modernizzare lo stile del marchio, in chiave pop, fun e tendenza.
Wakapedia’s Jean-Charles de Castelbajac
Che dire? Jean-Charles de Castelbajac è un vero e proprio idolo per Wakapedia. I suoi colori primari e il suo stile esuberante sono una preziosissima fonte di ispirazione, soprattutto per la nostra art director Giulia Bison (che – per la cronaca – gli aveva mandato il suo curriculum per uno stage nel lontano 2010, ndr). Il suo approccio divertente e spontaneo alla creazione artistica non smetterà mai di influenzare la filosofia di tutto il team Wakapedia. Insomma, JCC è per noi un Buddha-Krishna creativo che veneriamo tra i grandi santi protettori di Wakapedia. E, come i santi, JCC fa miracoli… in tutti gli ambiti!
Jean-Charles de Castelbajac è infatti un artista a tutto tondo, non solo nell’ambito della moda, ma anche dell’architettura e della comunicazione.
Lo avevamo già incontrato alla fine del 2015 quando aveva rivoluzionato l’immagine dell’aeroporto parigino di Orly, ripensandone la grande facciata e il logo con un gesto creativo degno di un prestigiatore! E lo abbiamo rivisto di recente, durante la Fashion Week a Milano. In quest’ultima occasione ci ha parlato con entusiasmo del suo ruolo alle redini di Benetton e della sua ultima collezione FW2020. Intitolata “Blended Future”, è stata presentata lo scorso febbraio con una sfilata-evento senza precedenti : una giornata intera di moda, performances, skaters e musica dove la creatività del designer arriva al prodotto, passando dalle vetrine al cliente, dallo street-style ai social.
Ma dietro allo stilista rinomato e celebrato, abbiamo conosciuto un Jean-Charles inedito: un uomo affascinante e nobile (non solo di fatto ma anche d’animo! ndr) di cui è impossibile non innamorarsi (avviso al pubblico femminile: quest’ultimo vale anche per i suoi bellissimi eredi Louis-Marie e Guillaume de Castelbajac! ndr); perché, a differenza di tante altre star della moda, Jean-Charles ha saputo preservare il bambino che c’è in lui. Il suo atteggiamento spontaneo e intuitivo sono un modello che incita i giovani creativi a credere nel proprio potenziale, a non avere paura di tentare… Per questo lo amiamo! E quando JCC ha aggiunto Sara Waka su Instagram è stata euforia pura. Inutile dilungarsi oltre, godetevi questa intervista piena di amore…e di creatività!
Wakapedia: Caro Jean-Charles, o meglio Santo Jean-Charles, Santo subito… siamo davvero felici di incontrarti! Senti, vuoi che facciamo l’intervista in italiano, francese, inglese o giapponese?
JCC: Come volete, facciamo un mix di culture, dai, che ci piace a entrambi!
Wakapedia: Ok, perfetto. Innanzitutto congratulazioni per questa tua terza collezione per Benetton, ci piace moltissimo! Come mai l’hai intitolata “Blended”?
JCC: Perché per me oggi siamo più che “United”, siamo “Blended”, ovvero siamo sfumature di colori che si mischiano in un mondo unico. Ed è questo che voglio oggi: fare abiti per persone che vivono in un mondo senza confini, senza muri.
Wakapedia: Come ti trovi alla direzione creativa del marchio?
JCC: Mi sono sentito a mio agio fin da subito in questa maison e ora ho trovato la velocità di crociera giusta. Attualmente mi concentro su come il prodotto raggiunge il cliente, la gente nelle strade. Voglio mettere in scena la modernità e farlo a 360°: dal capo alle performance durante le sfilate, dalle vetrine dei negozi alla comunicazione sui social.
Wakapedia: E lo fai benissimo, likiamo tutto! (Risate) Quale differenza c’é tra lo stile JCC e lo stile Benetton?
JCC: Le mie collezioni JCC erano molto sperimentali, il frutto di numerose ricerche sui tessuti, i materiali, l’estetica… pensate per poche persone. Benetton è la trasformazione di queste ricerche al servizio del grande pubblico. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, o, meglio, una “dem-olution”. È un neologismo che ho creato unendo i concetti democratic e revolution. La qualità dei materiali, la funzione, il prezzo, il divertimento…sono tutti gli ingredienti di questa mia rivoluzione di paradigma. La Fall Winter 2020 di Benetton è davvero Fashion for Everybody: uno stile nomadico, libero, pieno di ibridazioni, da vivere e condividere.
Wakapedia: Un’altra delle tue idee di genio, grande JCC! Ma a noi un po’ mancano le tue sfilate Castelbajac, a te no?
JCC: No, a me non mancano per niente. Perché la modernità è ciò che faccio ora da Benetton. Non c’è più posto oggi per quell’idea di moda, secondo me. In ogni caso, l’ho fatto per 50 anni e non mi interessa più. Oggigiorno mi interessa avere un impatto sociale col mio mestiere, il che vuol dire creare capi cool e di buona fattura a un prezzo accessibile a tutti.
Wakapedia: Senti, parlando più in generale, da dove trai ispirazione per la tua creatività senza limiti? Illuminaci!!
JCC: Che dire…viene dall’invisibile, dalla Storia e dalla memoria dei secoli passati. È una tendenza che ho avuto fin da bambino. Quando ero piccolo infatti, mi piaceva visitare vecchi castelli che immaginavo infestati o correre nei campi fantasticando che fossero stati teatri di grande battaglie… da lì ho imparato a fantasticare su tutto.
Wakapedia: Che poeta! Anche noi fantastichiamo molto…ma non siamo ancora arrivati al tuo livello! (Risate)
JCC: Non correte, siete ancora giovani …
Wakapedia: Giovani sì, ma neanche troppo!
JCC: Io penso di avere una sensibilità artistica particolare: ho la sensazione che per me tutto sia orizzontale, come se tutte le epoche passate fossero allo stesso livello e non ci fosse distinzione tra i secoli, le stagioni, tra morti e vivi. Per me ci sono solo le impressioni che sopraggiungono come dei flussi, come se fossi un medium! (Risate)
Wakapedia: Cos’è per te la moda?
JCC: Tra le mie creazioni di 30 anni fa e quelle di oggi non c’è soluzione di continuità. Personalmente penso di lavorare più sullo stile che sulla moda: la moda è qualcosa di frammentario ed effimero, fatta di ritmi ciclici e di cesure. La moda mi piace, ma non mi sento completamente affine alle sue leggi. Ho dei riferimenti sociali, culturali, etici e etnici che vanno al di là delle tendenze del momento. Mi sono sempre ispirato a quello che chiamo “incidente visivo”. Come un abito giallo in strada contrapposto ad un camion dei pompieri rosso. È questo che mi ispira: la contraddizione, l’imperfezione. Non mi piacciono le cose perfette, le trovo totalmente noiose!
Wakapedia: Sì, le cose noiose sono noiose…Scusaci, anche la nostra risposta è alquanto noiosa! Quando eri piccolo quali erano i giocattoli che prediligevi? Immaginiamo che ogni giorno ti inventavi qualcosa di nuovo!
JCC: Esattamente, è cosi! Non ho mai avuto giocattoli, vivevo in un collegio. Fin dalla più tenera età ho dovuto inventarmi un mondo immaginario, fabbricarmi giocattoli a partire da pezzi di legno, da oggetti trovati qua e là. Avevo uno spirito fantasioso da tuttofare che perdura anche oggi nel mio lavoro…e il mio intuito! È questo il principio della mia creazione!
Wakapedia: Nelle tue collezioni, molto Pop, hai spesso utilizzato immagini della Disney. Ti senti ispirato anche dall’universo giapponese degli anime o dei manga?
JCC: Non troppo, se devo essere sincero. Adoro la cultura giapponese e mi sento piuttosto ispirato dall’estetica di Kurosawa (Akira Kurosawa, celebre regista, produttore e sceneggiatore giapponese pluripremiato, ndr) e dall’universo di un altro autore nipponico che amo molto, Edogawa Ranpo (pseudonimo dello scrittore e critico Tarō Hira, ndr) e il suo racconto “La sedia umana”. Anche la sensualità nipponica è per me una fonte di ispirazione costante.
Wakapedia: E il cibo giapponese, ti piace?
JCC: Ah sì, lo adoro! Mi piacciono molto quelle melanzane particolari….de…de…come si chiamano?
Wakapedia: Dengaku! Le melazane in salsa di miso.
JCC: Ecco, proprio quelle sì! Vado matto per quel retrogusto agrodolce!
Wakapedia: Che piacere quando qualcuno ti cita una vera specialità giapponese che non sia il sushi! Un’ultima domanda: c’é qualcosa che vorresti dire ai talenti emergenti nella moda o semplicemente ai giovani creativi di oggi?
JCC: JUST FOLLOW ME, BECAUSE I AM THE BEST! (Risate) Scherzi a parte, vorrei che leggessero il libro che ho pubblicato nel 2015: PHOTO RAINBOW mettere link (un libro d’artista in edizione limitata, autografato da JCC che riunisce una serie di foto colorate e pop e creazioni originali – abiti, schizzi, disegni… – di JCC. Co-edizione YellowKorner e TeNeues). Non l’ho creato perché sia esposto nei musei, ma perché venga utilizzato nelle scuole. Contiene tutta una gamma di ispirazioni, di immagini forti con cui spero di risvegliare l’animo creativo che è in ciascuno di noi, soprattutto nei giovani. Questa generazione è abituata a consumare le immagini in modo caotico su Internet e sui social media. Io in questo libro ho cercato di ritrovare un ritmo musicale nel susseguirsi delle immagini.
Wakapedia: Musica e arte sono profondamente legate secondo te?
JCC: Certo, musica, arte ma anche amore e desiderio…sono tutti elementi fondamentali per la creazione artistica!
Wakapedia: Parlando di creazione artistica, abbiamo portato il tuo libro. Possiamo chiederti di farci una dedica sulla prima pagina?
JCC prende un pennarello nero e con qualche tratto rapido disegna il ritratto di Sara affiancato da una freccia (yumi in giapponese). Poi con il blu disegna qua e là delle piccole onde che ricordano i motivi ornamentali dello yukata (indumento tradizionale giapponese).
Wakapedia: Wow, che super dedica personalizzata! Addirittura un ritratto, così Sara si commuove!
JCC: Mi affido al mio intuito, come sempre!
(Risate)
Description & Interview: Sara Waka
Edited by: Federica Forte